Le muffe, manuale d’uso sul loro trattamento


L’argomento Muffe nelle nostre case è sempre e purtroppo un taboo. Non sappiamo bene come trattarle, perché la disinformazione a riguardo è molto elevata.

Le muffe generiche sono dei funghi, cioè organismi pluricellulari dalla forma di spugnosi miceli. Esse sono in grado di ricoprire e diffondersi in quasi ogni tipo di superficie purché tale supporto presenti almeno le condizioni fondamentali di avere:

  • Un costante stato di umidità;
  • un minimo substrato organico di cui nutrirsi.

Le muffe solitamente si riproducono per mezzo di spore che si diffondono nell’aria con estrema facilità e, essendo leggerissime e microscopiche (le dimensioni variano da 8 a 12 micron), sono in grado di depositarsi ovunque; ne segue che, laddove trovano un substrato fertile e favorevole, crescono e si riproducono.

Sulle muffe si è detto di tutto ed il contrario di tutto, ma è assolutamente falso il dire comune che le muffe vengano generate dalla stessa umidità (come se fosse l’acqua a generarle), in realtà è vero il contrario: sono le spore delle muffe, che sono molto diffuse nell’aria, che attecchiscono e si accrescono proprio dove trovano un ambiente favorevole per procreare.
Le muffe dei muri non differiscono da quanto detto poc’anzi, sono infatti le spore disperse e vacanti per l’atmosfera che si depositano ovunque (sia in ambienti chiusi che all’aperto) e si accrescono dove possono.

Gli angoli alti dei muri (tra pareti e soffitti), gli spigoli superiori di unione di due pareti, gli stipiti delle finestre e delle porte, le travature o i pilastri in cemento armato, le zone con evidente discontinuità geometrica ed a contatto con l’esterno sono solitamente i punti preferiti per iniziare la colonizzazione del fungo perchè trovano le pitture quale alimento e, essendo zone più fredde e meno ventilate, rimangono costantemente umide perché il vapore generato dalle attività umane è più probabile che vi si depositi (per condensazione).

Quando si analizzano edifici di recente costruzione, eseguiti in classe energetica elevata, con sistemi di serramenti di buona tenuta, una scarsa attenzione alle condizioni di traspirazione muraria (spesso peggiorata da isolanti termici in schiume plastiche) ed una scarsa abitudine al ricambio l’aria ambientale da parte dell’inquilino, si può arrivare ad esaltare la probabilità di condensa nei punti più critici ed il conseguente affioramento di muffe.

Le muffe sono la naturale conseguenza di difetti di comportamento e di manutenzione, nonché errori strutturali e progettuali del nostro edificio.
Purtroppo ancora oggi non si è troppo coscienti né dei problemi di salute che le muffe generano, né dei comportamenti da tenere in caso di prevenzione o di diffusione del fungo.

Nella maggioranza dei casi non si vanno quasi mai a combattere la cause della diffusione, ma si sceglie di nascondere il problema con sostanze aggressive (ed altrettanto tossiche) che attenuano temporaneamente il problema, ma non lo risolvono affatto (i prodotti antimuffe più comuni contengono solamente sostanze ossidanti e sbiancanti come cloro o varecchine).
Per chi ha maggior sensibilità e vuole porvi un durevole rimedio, si suggeriscono diverse strade per evitare di trovarsi di fronte a questo fenomeno:

Comportamento (costo zero)

  • evitare eccessi di vapore in cucina, nel lavaggio dei pavimenti, nell’igiene personale
  • ventilare frequentemente la casa (soprattutto dopo cotture di verdure, lavaggio pavimenti e docce)
  • tenere la temperatura ambientale in inverno a temperature non superiori ai 18°C
  • usare deumidificatori attivi laddove il tenore di umidità relativo di notte superi il 65-70%

Manutenzione (costo limitato)

  • evitare, per quanto possibile, di ostruire i muri al passaggio del vapore:
    – migliorando la porosità superficiale per facilitare la migrazione del vapore
    – evitando di sovrapporre più strati di pitture (meglio raschiare le precedenti e poi ridare il nuovo strato)
    – limitando al minimo i fissativi (essi formano un reticolo vinilico atto a fissar la pittura ma occlude le porosità)
    – evitando barriere ostruttive interne (niente tappeti termici, né sughero, né contromuri)
  • desalinizzare l’intonaco con prodotti ad hoc (un intonaco salino tende a trattenere molta più condensa in superficie e ne impedisce l’assormimento nel laterizio)
  • mai applicare candeggina per rimuovere le muffe (la candeggina si ottiene dall’elettrolisi dell’acqua salata, è quindi un sale ed è igroscopico)

Ripristino strutturale (molto costoso)

  • analizzare l’edificio alla ricerca dei punti più critici (operazione da fare dall’interno ed in giornate molto fredde)
  • schermare esternamente con oportune barriere per evitare il diretto contatto dell’aria esterna dei punti critici ad alta dispersione termica
  • ricoprire con appositi materiali termoisolanti le sole criticità, le discontinuità geometriche, le nicchie, i cordoli, ecc.

Le muffe sono altamente tossiche e fortemente allergeniche per via di molti fattori tra cui il particolato microscopico che respiriamo continuamente, che si annida negli alveoli polmonari e che appartiene alla categoria delle micropolveri PM10.  Su tale argomento molto si è detto in Europa (a partire dalle ricerche mediche degli istituti della salute pubblica svizzeri e tedeschi).
L’Italia sembra sia tra le ultime a recepire tale sensibilità e quindi a stilare una disciplina ed una legislazione seria che regolarizzi i proprietari di alloggi, di strutture pubbliche e commerciali.
Ad oggi si pensa solamente alla classe energetica degli edifici (le cui ristrutturazioni apportano molto denaro alle casse statali), ma si fa poco o nulla per quanto riguarda la salubrità degli ambienti a favore della salute pubblica.